22 gennaio 2007

Un piccolo sgabello rosso

Sembrava d'essere quasi in un film,
di quelli che passano di tanto in tanto,
di quelli che sono già a colori ma da poco,
di quelli tranquilli, rilassanti,
con il tempo giusto, senza frenesie,
nessuno che corre, nessuno che grida.
Un mondo a sé che s'impone sul caos esterno.
A pochi passi ci sono migliaia di persone di decine di razze,
suoni, rumori, negozi, taxi, semafori, piccioni e tram.
Dentro, invece, è tutto calma e specchi.
Una ragazza in uniforme da primi del novecento ti indica le scale,
lì un'altra ti chiede se vuoi lasciare il cappotto nel guardaroba e
poi ti accompagna al palchetto indicando i posti e, sorridendo, porge due copie del programma.
Le luci socchiudono gli occhi ed inizia lo Spettacolo.
Un'ora e mezza di straordinaria bellezza,
coinvolgente e sorprendente,
affascinante e divertente,
piacevolmente intensa.
musica,
Musica.
Forse la forma più alta di arte,
dove tutto suona e tutto è suono.
Dove anche una sedia fatta traballare e ritmo di taranta è melodia,
dove anche la cassa di un violoncello diventata bongo è musica!
Alla fine non si esce, ci si avvia all'uscita; è diverso.
Non c'è fretta di andarsene, e con quel passo lento che lascia gustare le cose, si attraversa l'ampio atrio d'oro e specchi.
Fuori ad aspettare c'è il mondo reale che avevi lasciato,
coi suoi frenetici corridori e rumori di sempre.
Attraversando la piazza, quindi la galleria e prendendo il metrò per tornare a casa, tutto è diverso; tutto ha una leggerezza nuova che ti fa dire sorridendo: "Bisogna tornarci!"

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