Lasciare un segno. Si, ma come?
Come lasciare un segno? Non per vanagloria o per essere ricordato e ammirato nei secoli, ma solo per restituire parte di ciò che ho ricevuto. Per testimoniare ciò che vivo. Ciò in cui credo.
Ma come allora? Come lasciare qualcosa senza passare per presuntuosi? E poi, che cosa lasciare?
Ieri, inaspettatamente, la risposta.
Un vecchio saggio, con quella autorità che solo i capelli bianchi per la vita vissuta possono dare, da dietro un paio d'occhiali mi guarda e con una semplicità disarmante mi dice: i Santi.
Lui, che legge benissimo la mia sorpresa mista a incomprensione continua: sono i Santi che lasciano un segno senza targhe né monumenti. Loro, con la loro vita, testimoniano ciò che hanno incontrato e vissuto.
I Santi!
4 commenti:
il mio segno...ho sempre pensato che fosse un nuovo colosseo, oppure una piramide...qualcosa di fisico, qualcosa che durasse nei secoli, qualcosa che desse forma ad un pensiero.
In realtà potrebbe essere il pensiero esso stesso a poter essere ricordato...quindi potrei diventare scrittore.
mettendo insieme le due cose...la professione del domani sarà "l'ingegnere del sentimento"...non so come, ma ci si può lavorare.
Sì, ma... qual'è l'architrave della tua vita, o mio P.P.S.(Progettista di Percorsi di Senso)?
siccome la porta è bassa...a furia di sbatterci la testa capirò di che cosa è fatta sta benedetta architrave, comunque vedendo il bernoccolo...è qualche cosa di molto duro!
l'architrave è il sostegno fondamentale: devi conviverci (vivere-con, vivere-per), non cambatterlo!
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