14 giugno 2005

Vorrei scrivere un libro - Capitolo I

Vorrei... scrivere un libro.
Così dicevamo alla nascita di questo blog.
Quello che vi regalo è il primo capitolo. Ironico ovviamente, come nel mio stile.
Non me ne vogliano i personaggi ispiratori presenti o futuri, anzi, grazie per gli spunti.
Il primo capitolo. Ed unico.
Chissà... magari nel corso di questo blog arriverà anche il secondo.

Buona lettura,

Clark



Capitolo 1: il ritorno a casa

Hai avuto una giornata infernale. Sei stanco, nervoso e la vena pulsante sulla tempia destra sembra un’insegna al neon lampeggiante “Statemi lontano!!!”.
Non vedi l’ora di arrivare a casa per rilassarti. Il tuo più grande desiderio è di trovarla vuota, silenziosa. Lasciarti cadere sul divano con in mano il tuo bicchiere di vetro blu smerigliato pieno di coca cola fresca, accendere la tele e vedere iniziare l’unica puntata di McGyver che non hai mai visto. Sei giunto sul pianerottolo, e mentre infili la chiave nella serratura ti domandi cosa troverai al di la di quel confine. La serratura scatta, apri la porta e trovi... tua mamma che parla al telefono, tua sorella che guarda i pockemon e tuo fratello che fa i compiti sul tavolo del soggiorno ascoltando il walk-man.
Ti guardano e ti salutano. Tu vorresti andare via.
Non ti hanno fatto niente di male. Tua mamma non si è dimenticata di lavare i pantaloni che ti servono stasera. Tua sorella non ti chiede di accompagnarla agli allenamenti di pallavolo e per una volta tuo fratello non indossa niente di tuo. Insomma, non ti hanno fatto proprio niente. La loro unica colpa è di aver infranto i tuoi sogni: quel desiderio di solitudine e silenzio che già assaporavi.
Loro ti salutano allegramente, tu rispondi come se ti avessero appena rigato la macchina nuova.
Ignari continuano: _Tutto bene oggi?_
Per ora riesci ancora a controllarti e ti limiti ad un: _No! E non ne voglio parlare!_.
In un vano tentativo di tirarti su di morale proseguono con una fantastica serie di: _E’ stata una giornata pesante? E’ andato male il lavoro? Hai litigato con qualcuno? …Cos’è successo?_.
Ribadisci il concetto: _Sono stanco e incazzato. Non ho voglia di parlarne_.
Ingenuamente pensi di essere stato finalmente chiaro ma loro ti colpiscono alle spalle con un affilatissimo: _Perchè?_
A questo punto si accende in te una spia che segnala il livello di guardia dei limiti di sopportazione. Non riesci più a trattenerti. La pressione sale, la faccia assume un colorito rosso-fuoco e la mandibola serrata lascia passare solo un rumore simile ad un leone col mal di gola. I muscoli si contraggono ed hai uno sguardo tipo: _Sei tu quello che mi ha appena rigato la macchina!_.
Stai per esplodere quando improvvisamente ti ricordi che… non ti hanno fatto niente.
Con l’unico briciolo di lucidità che ti rimane mandi giù quell’impasto di tensione e parolacce che ti offuscano la mente, ti giri e vai in camera.
Non ti avevano fatto niente. Adesso ti hanno rotto le palle.

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